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Luchino Visconti

adolescenza a Grazzano...
Luchino Visconti è stato un simbolo. Intorno al suo lavoro è cresciuto un alone di leggenda. È stato un maestro e un pioniere, una figura carismatica. Ha rinnovato in profondità il cinema italiano non meno di quanto abbia fatto in teatro. Con Ossessione, film mitico e maledetto, apre la porta al neorealismo. Ad esso seguono altri capolavori sempre presenti nella memoria collettiva: La terra trema, Senso, Rocco e i suoi fratelli, Il gattopardo, Morte a Venezia, Ludwig, per non ricordare che le tappe salienti di uno dei più grandi registi italiani a dimensione mondiale.
Luchino Visconti, conte di Modrone, è nato il due novembre 1906, in casa della nonna materna Anna Erba, in via Marsala a Milano.

 

"Provenivo da una famiglia ricca, ma mio padre, pur essendo un aristocratico, non era né stupido né incolto. Noi eravamo sette fratelli, ma la famiglia è venuta su molto bene. Mio padre ci ha educati severamente, duramente, ma ci ha aiutati ad apprezzare le cose che contavano, la musica, il teatro, l'arte. Nella nostra casa di via Cerva, avevamo un piccolo teatro, e poi c'era la Scala, che mi riempiva di meraviglia; che mi esaltava. Mio padre mi aveva insegnato che non potevo vantare per nascita né diritti né privilegi. Era intelligente, ma mia madre aveva una personalità ancora più forte. La mamma era una borghese, una Erba, figlia di industriali di origine popolare che si erano innalzati con le proprie forze. Di conseguenza aveva una certa fiducia in se stessa. Erano venuti dal nulla, avevano cominciato a vendere i medicinali al minuto, lungo le strade. Pare che la mia bisnonna materna adoperasse, per fare il risotto, la stessa pentola di rame che era servita in laboratorio per la preparazione dell'olio di ricino... Ma ormai si era al grande stabilimento... Sono cresciuto in mezzo all'odore di farmacia: noi ragazzi entravamo in quei corridoi che puzzavano di acido fenico, ed era così eccitante, così avventuroso... Il senso di concretezza che ho sempre avuto credo d'averlo preso da quel ramo lì: il ramo di mia madre. Mia madre conduceva una vita estremamente mondana. Quei grandi balli, quei pranzi, quei ricevimenti che si sono perduti nel tempo... amava i figli, amava anche lei la musica, il teatro".

 

Era nipote di Giulio Ricordi, erede e responsabile della grande casa di edizioni musicali. Ottima pianista, conosceva bene Verdi ed era amica di Puccini, di Toscanini. Coi suoi grandi occhi grigio verdi, era una donna di grande bellezza, dalla voce un po' roca: quel tipo di voce che Luchino ricercherà più tardi in attrici come Alida Valli, Silvana Mangano, Claudia Cardinale.
 
Coi fratelli maggiori, Guido, nato nel 1901, Anna nata nel 1902, Luigi nato nel 1905, Luchino si lanciava nella scoperta della campagna attorno a Grazzano, qualche volta, sono sue le testimonianze, dormiva sull'erba, nel letargo pomeridiano, in un fremito di grilli e cicale.
 
Ricorda Uberta Visconti Mannino, la sorella più giovane di Luchino:
"Grazzano era un castello di cui non restavano che rovine. Nostro padre l'aveva ricostruito assieme al villaggio. Quando diceva: "Qui c'era un campo di patate", ci faceva molto ridere. Ha costruito un intero villaggio medioevale, con tanto di scuola, di falegnameria, di bottega del fabbro... C'era anche una scuola di ricamo con delle monache. Oggi papà passerebbe per reazionario. Non voleva che noi ragazze facessimo le castellane e le contadine fossero malvestite, e così avevamo tutte lo stesso costume: un abito lungo ricamato di velluto, maniche bianche, e sul capo un piccolo diadema."
 
Otto anni dopo la nascita di Edoardo, donna Carla mise al mondo due figlie, Ida nel 1916 e Uberta nel 1918, che diventò la sorella prediletta di Luchino, maggiore di lei di una dozzina d'anni.
 
"Luchino era il nostro eroe" racconta Uberta. "Eravamo sempre in sua attesa, per dei giochi molto divertenti, un po' bizzarri, nei giardini di Grazzano. Mia sorella e io eravamo le "piccole" . Mia sorella adorava le bambole, e allora Luchino ci faceva "i teatrini ".
Passavamo l'intera giornata ad aspettare la rappresentazione, ma lui non finiva mai di sistemare le luci, di tagliare le stoffe... e quando lo spettacolo era finalmente pronto, era già ora di andare a letto! Adorava leggerci, delle cose commoventi. Leggeva così bene che scoppiavamo a piangere a dirotto. Adorava riuscire a commuoverci.
"
"Ci portava sotto gli alberi, sui tetti, ci faceva fare cose terribili, seguite da scene spaventose. Ma lui riusciva sempre a scappare, guidava sempre la fila e dietro stavano i nostri amici e infine noi. Adorava i cavalli. E ci faceva salire in groppa in costume da bagno, così ci venivano le piaghe: ci trattava come soldati, ci faceva correre, marciare.
 
Fu per amore che Luchino fuggì per la prima volta da casa, in compagnia della bella Titti Masier.
Avevo sedici anni quando tagliai la corda per la prima volta. Scappai a Roma
 
Ma la prima persona che i due adolescenti incontrarono in un ristorante fu don Giuseppe:
"Mio padre venne giù a scovarmi e poi mi disse: Già che ci sei, rimani. Ma almeno istruisciti, almeno va' a dare un'occhiata ai monumenti... E subito mi pilotò in San Pietro in Vincoli ad ammirare il "Mosè "

 

 

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